Gran Canyon – Williams – Palm Springs

Partenza da Cameron in direzione GRAN CANYON lungo la 64 una strada davvero panoramica che segue il corso del LITTLE COLORADO.

Ci siamo fermati a vedere dei Canyon su questo affluente del COLORADO e abbiamo fatto bene. Anche qui le pareti sono a strapiombo come all’horseshoe.

Arrivati all’ingresso del GRAN CANYON siamo entrati con la nostra tessera, che alla fine dei conti abbiamo davvero, ben ammortizzato.

Ci siamo fermati al primo punto panoramico, con una torre simil antica che vale davvero la pena visitare perché consente di avere un visuale perfetta su quello spettacolo immenso.

Uno spettacolo di dimensioni talmente grandi da risultare quasi inconcepibile per il mio cervello. Alla fine l’impressione che mi dava era quella di uno scenario dipinto su una tela, troppo bello, troppo immenso per cogliere la profondità, l’altezza la reale distanza di quella lingua d’acqua che scorreva laggiù in fondo e che si riusciva a vedere a malapena.

Comunque tutto bellissimo, ne vale davvero la pena.

Abbiamo proseguito lungo la strada principale in direzione GRAN CANYON VILLAGE fermandoci in tantissimi punti di osservazione. Purtroppo non siamo stati fortunatissimi con le condizioni meteorologiche era molto nuvoloso e a tratti addirittura pioveva, ma nulla che abbia rovinato lo spettacolo.

Anche tutto l’ambiente che è comunque a più di 1800 metri era davvero interessante. Foreste frequentate, da cervi, orsi e puma molto belle da vivere per passeggiate alla scoperta di vegetali strani e piccoli animali.

Il villaggio è servito addirittura dalla ferrovia.

Ci sono tante casette di legno che vengono affittate ai turisti e che la prossima volta che vengo mirerò di sicuro ad affittare. Deve essere fantastico vivere il tramonto e l’alba direttamente sul Canyon.

Lasciato GRAN CANYON VILLAGE ci siamo diretti a sud verso WILLIAMS.

WILLIAMS è un villaggio lungo la ROUTE 66, diciamo che è stato il primo e unico nostro vero contatto con la ROUTE 66, il villaggio è pieno di negozietti e ristoranti in tema: cartelli 66 ovunque, statue di Elvis, auto d’epoca parcheggiate lungo i viali e sopra i tetti delle case, bandiere americane, addirittura una piccola ricostruzione di un cittadina vecchio west con tanto di Jail.

Abbiamo passeggiato un po’ fra i negozi e e poi ci siamo concessi un pranzo in una ristorante birreria artigianale. Location davvero carina, cameriera simpatica, cibo e birra ottimi, abbiamo speso molto di più rispetto al nostro standard fast food, ma ne valeva davvero la pena.

Direi che Williams merita una visita, anche solo per un paio d’ore.

Di lì siamo ripartiti in direzione LOS ANGELES, abbiamo prenotato un hotel con ampia piscina a PALM SPRINGS in modo da potersi rilassare un po’. Il viaggio è stato davvero interessante abbiamo percorso un lungo tratto di ARIZONA e poi siamo ritornati in CALIFORNIA.

La cosa che davvero mi ha stupito è che fra i confini dei due Stati c’è una vera e propria dogana per il controllo dei documenti, alla faccia della federazione. Forse perché quello con l’Arizona è uno degli confini più perforati dai messicani che cercano di entrare negli USA boh???

Superato il controllo abbiamo imboccato una strada 95, una strada più piccola di quelle immense a cui eravamo abituati e per di più molto frequentata da camion. Una strada che taglia il deserto del Mojave e che nella parte finale costeggia il corso del COLORADO.

Siamo passati da Blythe una piccolissima cittadina che qualche giorno dopo il nostro ritorno in Italia è salita all’onore delle cronache per un incendio unito ad un tornado che per fortuna non ha avuto effetti devastanti ma è risultato davvero impressionante.

Anche quando siamo passati noi era davvero caldo!!!! 114 gradi davvero impressionanti, non si riusciva a tenere la mano appoggiata al finestrino, per fortuna che il nostro Pathfinder aveva un sistema di aria condizionata davvero fantastico.

Abbiamo letto un altro libro durante il percorso per evitare di pensare al fatto che se si fosse fermata la macchina ci saremmo trovati davvero in mezzo al nulla e con il passaggio di poche auto.

Finalmente siamo arrivati al nostro HOTEL a PALM SPRINGS. Città in mezzo al deserto diventata famosa per una sorgente termale e quindi cresciuta a dismisura come centro turistico pieno di hotel e piscine.

Un caldo davvero soffocante anche di notte.

E’ stato bello scoprire che la piscina era aperta fino a mezzanotte. Ce la siamo davvero goduta.

Il giorno dopo abbiamo replicato.

Poi ci siamo diretti verso LOS ANGELES.

Avevamo come obiettivo quello di trovare prima un WENDY’S con bevande a refill libero e poi zona shopping per cercare le scarpe per Bruno.

Wendy’s lo abbiamo trovato ma abbiamo dovuto girare molto e alla fine accontentarci di uno di quelli dove il refill non è libero.

Ci siamo poi diretti in zona MELROSE e abbiamo trovato davvero un sacco di fantastici negozi di scarpe.

Abbiamo trovato anche le YEEZY…. In diversi negozi, alcuni con prezzi davvero inavvicinabili, poi all’improvviso un negozio con centinaia di YEEZY BUTTER a prezzi scontati. Le abbiamo prese…

Infine HOTEL vicino all’aeroporto…. MOTEL 6 … la prima volta che abbiamo usato un MOTEL 6 catena davvero molto diffusa.

La zona dell’HOTEL era veramente bruttissima e mal frequentata, l’hotel aveva un parcheggio interno quindi almeno la macchina era al sicuro. La blatta gigante caduta sopra al ginocchio di Bruno mentre era in bagno è stata un qualcosa di cui avremmo volentieri fatto a meno, ma tantè….

Il giorno 18 siamo ci siamo diretti a riconsegnare l’auto e di lì all’aeroporto. La riconsegna è stata veloce e senza problemi.

Anche le procedure di imbarco sono state veloci, avevamo fatto il check in on line il giorno prima e quindi è stato sufficiente appoggiare i nostri passaporti su delle macchinette automatiche per stampare la nostra carta d’imbarco e le etichette da apporre sui bagagli.

Viaggio lungo ma tranquillo.

Bagagli arrivati!!!

Tutto ok!

4500 MIGLIA – PIU’ DI 7000 KM

Bella la strada!

 

Arches Park – Monument Valley – Antelope Canyon – Horseshoe Bend – Cameron

Lunga tappa di trasferimento. Ne vale sempre la pena perché il viaggio on the road è fantastico. Panorami diversi, che cambiano improvvisamente. Per impegnare in modo proficuo il tempo durante il viaggio abbiamo letto a voce alta, a turno, un libro e lo abbiamo finito.

A pomeriggio inoltrato siamo arrivati ad Arches, il tempo non era dei migliori con nuvole che si ammassavano all’orizzonte. Abbiamo fatto un paio di brevi escursioni andando a vedere le cose più importanti e uscendo siamo stati salutati da uno stupendo arcobaleno che si stagliava sopra gli archi di pietra.

Proseguendo verso la Monument Valley, abbiamo fatto tutto il viaggio con all’orizzonte una tremenda tempesta di lampi. Bruno si è impegnato per riuscire a fotografarli e c’è riuscito diverse volte.

La strada in mezzo a montagne spaccate e improvvise curve ad angolo retto segnalate da frecce gialle che comparivano in mezzo alla strada all’improvviso e sembravano sbarrarla indicando verso il vuoto (sembrava di essere in un cartone di Willy il coyote) è stata una esperienza davvero “interessante”. Siamo arrivati all’hotel gestito da Navajo, gentili e disponibili.

Hotel trading post…  anticamente strutture adibite al commercio di prodotti con le popolazioni native.

La mattina ci siamo alzati presto, abbiamo bevuto il caffè gentilmente offerto dall’hotel e siamo partiti.

Eravamo veramente vicini alla Monument Valley per cui dopo poche curve abbiamo inizia a vedere il tipico panorama fatto di grandi Butt e Mesa. Strada diritta e lunga che porta verso uno dei luoghi più iconici del mondo! Ci siamo ammazzati di fotografie. È stato veramente bello avvicinarsi ascoltando musica country anni 80 e 90.

Arrivati, all’ingresso del parco abbiamo pagato il biglietto (qui la tessera non vale perché il parco è in territorio Indiano), abbiamo visitato la valle con la nostra macchina (il Pathfinder non ha certo paura di un po’ di sterrato). Una strada sterrata percorre tutto il parco.

Lo abbiamo percorso in lungo e in largo andando a cercare Artist’s Point che la guida diceva essere il punto migliore al mattino. Bruno si è sporto dalla macchina sedendosi sul finestrino aperto. Se l’è goduta, lui così sempre attento e ligio al rispetto delle cinture allacciate, s’è lasciato andare: paesaggio meraviglioso, aria fra i capelli… uno spettacolo. Ho guidato molto piano per evitare problemi.

Il luogo è veramente bello. Abbiamo fatto un paio di passeggiate a piedi e poi siamo ripartiti alla volta di Antelope Canyon.

Leggendo la guida abbiamo appreso che il Canyon è diviso in due parti Upper and Lower Canyon. L’upper è la prima parte ad essere stata aperta al pubblico, per anni è stata la più frequenta e la più consigliata dalle agenzie, così quando il Lower è stato aperto all’inizio, anche se il tratto visitabile è più lungo, era molto meno frequentato ed anche molto più economico. Ovviamente le voci corrono e nel giro di breve anche il Lower è stato assalito dalle folle dei turisti.  Abbiamo comunque puntato sul Lower e abbiamo scoperto che ci sono due strutture Ken’s tour e Lower antelope tour. 

Ken’s tour è più organizzato, ma lavora quasi solo ed esclusivamente su prenotazione on line e quindi ci hanno detto subito che non c’era possibilità di fare la visita in giornata. La Lower antelope lavora molto più con prenotazioni fatte anche in giornata, quindi ci ha trovato posto. 3 biglietti per il turno delle ore 3,15 del pomeriggio per la bella cifra di 150 dollari circa (50 a testa).

Sono stato comunque soddisfatto, mi sarebbe dispiaciuto non vedere l’Antelope. Il problema adesso era capire che ora fosse! Antelope si trova in Arizona, l’Arizona ha il fuso orario mountain un ora in più rispetto al pacific della California ma uguale a quella dello Utah da cui venivano noi, solo che l’Arizona non applica l’ora legale e quindi durante il periodo estivo ha un ora in meno rispettoallo Utah, ma dentro le riserve alcuni capi indiani adottano l’ora legale… quindi che cosa significa avere l’appuntamento per le tre? Io credevo fosse l’una ma poi ho guardato sulla ricevuta dell’acquisto e ho scoperto che invece erano le 12. Avevo guadagnato un’ora di vita. Sincronizzati gli orologi con l’orario indicato sulla ricevuta siamo andati a pranzo e poi siamo tornati con calma.

Eravamo un po’ delusi perché il tempo si stava mettendo al brutto e di sicuro il momento migliore per visitare il canyon è con il massimo del sole, visto che è proprio la luce potente del sole a dare vita a tutti quegli effetti di colore che affascinano i visitatori. Pero anziché arrabbiarci abbiamo cercato di prendere le cose come venivano. Eravamo contenti di essere lì eravamo contento di aver trovato posto, volevamo goderci il momento per quello che era… e sono stati ripagati. Di sicuro il momento migliore per veder il canyon è dalle 11 all’una del pomeriggio, ma a noi è piaciuto tantissimo comunque. La nostra guida, una ragazza indiana di corporatura minuta che studia chimica a San Francisco e durante l’estate torna a casa per guadagnare un po’ di soldi, ci ha insegnato ad usare le funzioni più nascoste delle macchine fotografiche dei telefoni e ci ha mostrato alcuni punti per scattare foto particolari. C’è poco da dire le foto le avrete viste tutti, il canyon merita una visita!

Usciti davvero contenti e soddisfati abbiamo dato anche una mancia alla nostra guida (c’era un cartello che diceva Gratuity ben accetta) poi siamo ripassati davanti alla biglietteria e ho notato un cartello che la mattina non avevo visto, “ per rispetto delle norme sanitarie e delle tradizioni indiane è fatto divieto di spargere la cenere dei propri cari nel canyon” se hanno dovuto scrivere un cartello significa che il fenomeno era davvero diffuso… mah! 

Lasciato Antelope siamo andati verso L’Horseshoe Bend. Un’ansa del fiume Colorado a forma di ferro di cavallo. Davvero impressionante.

E’ davvero vicino ad Antelope, lungo la statale che da PAGE va giù verso il Gran Canyon. Parcheggiata l’auto in un parcheggio molto segnalato, bisogna fare un sentiero lungo circa 1 km e si arriva su questa immensa terrazza sul fiume Colorado. Le pareti sono molto ravvicinate e a strapiombo sul fiume, quindi si ha immediatamente la percezione del dislivello fra il punto in cui si è e il fiume.

C’è una parte centrale con ringhiere in ferro ma è molto breve, tutto il resto del bordo del canyon è completamente libero.

Le persone si avvicinano al baratro per scattare foto, con una tranquillità e una sicurezza che ho trovato davvero inquietanti. Onestamente non c’è bisogno di rischiare tanto, le foto vengono bene anche a un metro e mezzo dal bordo non ci devi per forza andare a 5 cm. Io avevo la sensazione stranissima che sporgendomi per fare foto avrei finito per far cadere il telefono. Insomma non ero tranquillo e si deve essere visto perché Cristina e Bruno hanno iniziato a prendermi in giro. In ogni caso dopo un po’ la sensazione è sparita. Abbiamo incontrato qui il primo gruppo di Italiani. Effettivamente è stata una vacanza molto ITALIAN FREE ….

Sul Colorado, giù in fondo c’erano Canoe che sembravano davvero piccoli pezzi di lego tanto eravamo distanti.

Siamo ripartiti soddisfatti della giornata davvero piena di emozioni, direzione GRAN CANYON. L’albergo lo abbiamo trovato usando GOOGLE MAPS e poi un sistema di prenotazione diretta e non Booking come al solito. Stranamente infatti Booking non indicava nessun Hotel a CAMERON.

Il trading post di Cameron è stato davvero una bella sorpresa. Una struttura molto grande, che sorge sul corso del Little Colorado. Comprende hotel, ristorante, e un mega negozio con ogni ben di Dio. Credevo che fosse una scelta originale, ma in realtà anche qui abbiamo trovato diversi gruppi di Italiani e quindi probabilmente è segnalato in diverse guide, che non non abbiamo visto.

Aveva un giardino interno molto rigoglioso, con canalizzazioni di acqua corrente e con postazioni per Barbecue, davvero interessante per un posto che sorge in mezzo ad un deserto.

Effettivamente tutta la strada da Page a Cameron attraversa un desolante deserto, anche qui ogni tanto una capanna o una roulotte isolata, oppure un piccolo raggruppamento misto a costituire un villaggetto. Ho pensato che questo grande paese offre delle opportunità immense, ma se non hai la fortuna o le capacità per coglierle davvero ti trita e ti distrugge. Pensare ad una vita passata in una di quelle baracche mi sono sentito male. Anche fare dei figli in quel contesto, che tipo di opportunità gli potrai mai offrire? Ma una cosa bisogna dirla anche in corrispondenza del più piccolo buco abitato c’era un segnale di fermata dello School bus e quindi forse in qualche modo tutti hanno qualche possibilità!

La cena a base di pesce per Bruno e di Tortiglia Navajo per noi con la sorpresa che in territorio Navajo non si servono alcolici nemmeno a tavola. Gli americani in effetti si facevano portare tutti dei semplici bicchieri di acqua con ghiaccio. Noi ci siamo concessi una birra analcolica (non avrei mai pensato di cadere tanto in basso) che comunque non era neanche male.

 

 

Yellowstone

La sera alle 6 circa siamo arrivati nel nostro piccolo chalet di legno, ci è costato abbastanza, attorno a 150 dollari al giorno, ma era veramente vicino all’entrata del parco quindi ne è valsa la pena.

Siamo andati in esplorazione, il parco è sempre aperto. Abbiamo potuto godere dei geyser del Lower e middle basin al tramonto….. davvero tanta roba.

Non pensavo ci fossero tanti gaiser. Siamo arrivati fino all’old faithfull e poi siamo tornati indietro. Era tardi, attorno alle 10, tutto era chiuso tranne McDonald’s e allora ci siamo concessi per la prima volta dall’inizio del viaggio.


Il giorno dopo Norris basin, una passeggiata di 3 miglia circa in un paesaggio lunare in mezzo al geyser.
Poi siamo andati al Yellowstone Gran canyon con le due cascate Lower (la più grande) e upper (la più piccola). Che dire davvero senza parole: il canyon più bello che abbiamo visto in tutto il viaggio, con queste pareti di roccia gialla che contrasta con l’azzurro limpido del cielo.


Abbiamo percorso i 2 sentieri che portano al view point e sopra alla cascata!
Poi ci siamo fermati al turistic information center di Gran canyon e abbiamo preso una birretta. Incredibile come avessero il caminetto acceso per fare “ambiente” e l’aria condizionata sparata al massimo.
Un po’ provati dalla birra ci siamo diretti sulle sponde del Yellowstone Lake… passando abbiamo visto mandrie di bisonti che pascolavano ai bordi delle strade.

 

Il lago è davvero bello, dietro al turistic center di Fishing bridge c’è una spiaggia dove si può fare il bagno…. e li siamo andati e Bruno ovviamente ha fatto il bagno.

Rilassati e dopo aver fatto decantare l’effetto della birra siamo andati all’Old faithfull che abbiamo visto esplodere nel suo getto di oltre 9 metri di altezza. Poi siamo tornati in albergo. Abbiamo fatto un giro per il paesino, che sembra davvero vecchio West e visitato i negozi di souvenir, uno o due carini gli altri ……no).
Il terzo giorno: visita al  gran prismatic sprig, che avevamo visto solo al tramonto e volevamo vedere con la luce piena, ma al mattino presto non va bene perché c’è troppo fumo vista la differenza fra la temperatura dell’acqua e quella dell’aria.

Abbiamo fatto un giro a Firehole spring che non era segnalato dalle guide ma invece si è rivelato bellissimo con un geyser che spruzza ogni mezz’ora e che ci è piaciuto molto.

Poi siamo partiti alla volta di Mamoth vicino all’entrata nord. Una serie di vasche di travertino che in estate dicono poco perchè tutte secche. Ma comunque sono da vedere e soprattutto è da fare il giro con la macchina lungo la upper panoramic trail c’è è la parte che ci è piaciuta di più.

Procedendo verso l’entrata nord siamo arrivati in un punto deve le guide segnalavano un buon punto per fare il bagno. Una sorgente di acqua calda che confluiva nel fiume freddo. Arrivati sul posto abbiamo trovato il sentiero chiuso, la temperatura della sorgente calda è aumentata molto negli ultimi mesi rendendo pericoloso fare il bagno. Visto che eravamo andati lì appositamente abbiamo ignorato di cartelli e abbiamo percorso  sentiero solo per vedere la sorgente, mai avremmo infranto il divieto di fare il bagno.

Il sentiero valeva proprio la pena e anche vedere la sorgente Boiling River è stato bello. Ci sentivamo però degli abusivi, anche se per la verità abbiamo incontrato qualche americano lungo il percorso. Al ritorno abbiamo visto in lontananza dei ranger e un po’ ci siamo spaventati, per fortuna erano dall’altra parte del fiume. In ogni caso tornando alla macchina ci siamo accorti che dietro il cartello di divieto era stata occultata una telecamera e che quindi la nostra “bravata” è stata registrata.
Siamo andati a fare il bagno poco più avanti dove era permesso. Tornando abbiamo incontrato una comunità di cani della prateria… animaletti davvero simpatici e carini.

Tornado siamo andati a rivedere l’ipotesi basin e una nuova eruzione dell’old faithfull. Abbiamo visto, cervi, daini e bisonti purtroppo non orsi.


Uscendo vicino alla svolta per West yellowston abbiamo imboccato la strada che percorre il canyon del Firehole river… molto bella, con un punto per fare il bagno davvero spettacolare.
Finito in bellezza siamo ritornati soddisfatti alla nostra casetta.

 

Salt Lake City

Salt Lake City ci ha dato la possibilità di conoscere la religione Mormone. La Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni, così si chiama per la precisione.

ù

 

Abbiamo letto un sacco di cose sull’origine, sui dogmi, sulle abitudini, sul battesimo postmortem, sull’importanza che danno alla storia familiare di ognuno e quindi sull’archivio creato e consultabile per stabilire la propria genealogia. Sospendo ogni giudizio, io rimango Cattolico.

La cosa che posso però dire è che sono rimasto davvero impressionato dalla differenza di valori fra gli Stati che ho attraversato, la California, permissiva e gay friendly, il Nevada dove gioco e prostituzione sono legali e poi lo Utah dove non si può parlare di Gay, dove vivono leggine abitudini molto restrittive e anche la navigazione internet verso certi siti è controllata… pensare che stati così diversi possano far parte della stessa Unione, mi stupisce davvero tanto. Evidentemente sono altri i valori che uniscono il popolo americano, l’amore per la patria ad esempio, ma non deve essere per nulla facile fare campagna elettorale in questo grande paese.

Salt Lake è una cittadina moderna, ordinata, pulitissima, abbiamo visitato il centro con le chiese e i palazzi della religione di Gesù Cristo e dei santi degli ultimi giorni(mormoni) poi siamo andati a fare shopping in un centro commerciale abbiamo comprato qualche jeans Levi’s che costano la metà rispetto all’Italia. Ho parlato di calcio con la commessa Indiana (dell’India) del centro commerciale. È tifosa di calcio, sta seguendo i mondiali tifando Brasile (peccato che sia già fuori), gli ho detto che io comunque sono contento perché Ronaldo viene alla Juve, lei mi ha risposto che lo sapeva benissimo visto che la sua squadra preferita è il Real e che la partenza di Ronaldo l’ha colpita.

Siamo andati a vedere il grande lago salato e precisamente siamo andati a vedere la piccola isola di Antelope che si trova al centro. La zona è parco e quindi bisogna pagare 10 Dollari a macchina.

Lo scenario del lago è molto bello, si può fare anche il bagno, unica pecca i moscerini che vivono a milioni in quel luogo e che sono la base della catena alimentare. Abbiamo fatto un’escursione, abbiamo rischiato di essere punti da un Ragno, poi siamo partiti.

Mi è piaciuto il luogo ma la voglia di arrivare a Yellowstone era davvero tanta.

Zion Canyon – Bryce Canyon

Prima di lasciare Las Vegas ci fermiamo in un disconut  di cui avevamo letto grandi cose e poi partiamo per Zion Canyon
Ci siamo fermati lungo la strada a pranzare e per la prima volta nel nostro viaggio ci siamo fatti un hamburger da Wendy … una catena che vanta 50 anni di storia e che si fa vanto del fatto di non usare mai carne surgelata ma solo fresca.
È stata una bella esperienza anche perché ho scoperto che hanno una insalata con anche mirtillie e fragole che mi ha fatto impazzire!!!

Ottima davvero, in più hanno il massimo del sistema refill.

Vale a dire una torre con uno schermo a cui sono collegati tutti i tipi di bevande disponibili, non le ho contate ma devono essere più 100, tu scegli quella che vuoi e ne prendi come è quanta ne vuoi, sempre con ghiaccio ovviamente. Gli americani vanno pazzi per il ghiaccio. Anche lungo la strada I benzinai hanno macchine che vendono sacchi di ghiaccio. Le persone si muovono con casse termiche che riempiono con il ghiaccio. Non mettono in fresco le bottiglie, mettono il ghiaccio nelle bevande e nell’acqua. Tutti gli alberghi (anche le topaie) hanno nel corridoio o alla reception una macchina del ghiaccio, che produce cubetti, in ogni camera c’è un secchiello da riempire. In quasi tutti gli alberghi c’è anche la macchinetta per fare il caffè filtrato ovviamente.
Prima di entrare nel Canyon vi fermiamo in un negozio che fuori ha mucchi di pietre di diverso tipo che vende un tanto al pound, qualche dollaro al pound.
Fantastico per me e Bruno.


Ci fermiamo un po’ di tempo e facciamo qualche acquisto.
Zion è bellissimo.
Lasciata la macchina all’ingresso c’è un pullman navetta che risale il canyon facendo un totale di 9 fermate. Il Canyon è molto stretto e con dei colori meravigliosi è stato scavato dal Virgin river, un fiume non tanto grande ma soggetto a violenti Flash flood, piene improvvise che distruggono tutto e possono essere anche mortali per i visitatori. Si chiama Zion perché i primi che lo hanno scoperto erano Pellegrini e visto lo splendore di quel luogo hanno pensato ad una nuova terra promessa, la nuova Sion. E chi potrebbe dargli torto, una vallata ricca di vegetazione in mezzo al deserto!La nostra fermata è l’ultima la numero 9, ci abbiamo messo una ventina di minuti ad arrivare e il viaggio è stato piacevole perché nel pullman un disco ci ha raccontato la storia e le caratteristiche della valle.

Facciamo l’inizio della camminata che si chiama Narrow. Una camminata che si svolge prima lungo il corso del fiume, poi dentro il fiume, man mano che si sale la valle diventa sempre più stretta fino ad arrivare ad essere un paio di metri. Per fare tutto il giro occorre un permesso speciale e un’autorizzazione dei Ranger. Noi non siamo così estremi, ci facciamo la nostra passeggiata lungo i bordi del Virgin, con decine di scoiattoli che ci vengono a salutare e poi dentro al fiume per un tratto fino ad una cascata.

Bruno fa il bagno e al ritorno si lascia trasportare dalla corrente per fare prima.


Salutato lo Zion partiamo in direzione Bryce Canyon dove vogliamo arrivare per il tramonto.


Il parco prima del Canyon è pieno di daini che pascolano tranquillamente, il Canyon è qualcosa che veramente fa sentire la presenza Creatore, con la luce del Tramonto diventa una cosa da togliere il fiato. I colori rosa e rosso sfumato uno spettacolo. Ci siamo fermati su una panchina a rimirare quello spettacolo e poi siamo scesi nel Canyon facendo uno dei percorsi di Sunset view.

Ce lo siamo goduti fino a quando c’è stata luce e poi attorno alle 9, 9,30 siamo partiti per Salt Lake City.
Questa tappa è stata esagerata. Dovevo prenotare prima. Ma comunque il fatto di sapere che avevo una struttura prenotata mi ha dato tranquillità. Siamo arrivati poco dopo mezzanotte.
Non ho ancora parlato dei benzinai. La prima volta è stato un po’ un problema. Tutte le pompe, le singole pompe, hanno lo slot dove inserire la carta di credito, solo che se non hai il pin non puoi procedere…. (io ovviamente non mi ero portato il pin della carta) mi sono trovato un po’ in difficoltà ho fatto un po’ di prove poi sono entrato e sono andato alla cassa. In realtà è molto semplice, gli chiedi di precaricare una cifra sulla pompa numero tal dei tali e loro ti fanno un impegno di spesa sulla carta, tu fai il pieno e se la somma della benzina che hai messo è inferiore a quello che hai chiesto ti viene addebitata solo quella cifra. Quindi no problem. Lo scrivo perché io non l’ho capito subito, la prima volta avevo chiesto di caricare 70 dollari (in realtà entrando ho detto Euro e quello giustamente mi ha guardato e ha detto non so quanto è il cambio…) poi quando sono andato a fare il pieno a 65 la pistola si è bloccata… io ovviamente ho continuato a inserire fino a quando la benzina non è uscita dal serbatoio (pirla che sono), non volevo lasciare soldi al benzinai, poi ho letto la ricevuta della carta e mi sono tranquillizzato.

Death Valley – Las Vegas

La Death Valley è un parco e quindi occorre pagare l’ingresso 20 Dollari, oppure avere la tessera interparco che abbiamo fatto noi.  

Prima delle 8 eravamo dentro al parco.

La strada è veramente divertente, un lungo rettilineo pieno di continue cunette. Sembrava di essere sulle montagne russe, fantastico!

Abbiamo fatto diverse escursioni. Per un paio delle quali è necessario fare qualche miglio su strada sterrata. Ci siamo concentrati sulla parte centro sud del parco, tralasciando quella Nord. Noi siamo entrati dall’entrata Ovest e siamo usciti da quella sud, quella dello Zabriskie Point, quella che va verso Las Vegas.

Abbiamo seguito le indicazioni della guida “Le Routard”. Avevamo anche la Lonely planet sui parchi ma era veramente povera di info. Molto meglio l’altra che si chiama USA OVEST I PARCHI NAZIONALI.

Non ha sbagliato un colpo.

Abbiamo fatto il Mosaic Canyon

poi siamo andati a passeggiare in mezzo alle dune di sabbia di Mesquite Flat sand.

 

IMG_5196

Abbiamo fatto il Sal Creek Interpretative  Trail un percorso di una passerella di legno di circa un miglio, dove abbiamo visto le lucertole bianche che abitano il parco.

La temperatura intanto incominciava a salire sopra i 110 Fahrenheit. Siamo andati a fare il giro di Artist’s Drive che si fa in macchina lungo un percorso a senso unico molto carino. Arrivati in cima si scende per vedere la colline di colori diversi a seconda del materiale che le compone. Una macchina arrivata al parcheggio inspiegabilmente era andata oltre la barriera e la stavano ritirando su.

Ci siamo portati tanta acqua e abbiamo fatto bene. Il caldo è secco e si sopporta abbastanza bene ma occorre bere molto.

Siamo andati a Badwater, il punto più basso di tutti gli Stati Unit 86 metri sotto il livello del mare e anche il punto dove si registrano le temperature più alte, 57 gradi all’ombra. C’era gente che faceva la classica prova di cuocere un uovo sull’asfalto e ci riusciva perfettamente. La temperatura era di cura 48 gradi centigradi. Il telefono che avevo in mano per fare le foto è andato in blocco termico!!

Dopo una breve passeggiata siamo risaliti in macchina; siamo passati dallo Zabriskie Point e siamo partiti in direzione Las Vegas. Contenti di essere arrivati presto al mattino e di aver visto molte parti di quell’immenso parco(il più grande degli Stati Uniti).

Un paio d’ore abbondanti di guida in mezzo al deserto e da un posto con poche persone e auliche lucertola arriviamo ad una delle città più cotiche del mondo. Siamo all’Excalibur, uno degli hotel-casinò della Strip, fatto a forma di castello, ma colorato con colori pastello tipo fiaba.

Fila di una mezzoretta per fare il check-in.

Veniamo subito colpiti dall’immensità di tutto quello che ci circonda. Enorme sala slot machine enormi bar enormi ristoranti tutto dentro l’albergo.

Saliti in camera, fatta una doccia e cambiati, scendiamo alle 16 per fare quella che per loro è già una cena al ristorante Buffet (all you can eat). Essere a Las Vegas e non provare il ristorante a Buffet non si può! Fra l’altro avevamo fame perché dopo colazione non avevamo pranzato. Dopo l’esperienza del buffet… massima esaltazione dell’opulenza e dello spreco americano. Facciamo una passeggiata digestiva lungo la Strip, anche perché Bruno è in fissa con le scarpe e allora andiamo a cercare negozi della Nike e Adidas per accontentarlo.

Il caldo umido, la folla infinita, il rumore, le sale da gioco che si susseguono una all’altra, la riproduzione finta fintissima di New York, Parigi, Venezia, Bellagio, in un caos totale di traffico, veramente mi è sembrato l’inferno! La cosa che mi ha fatto ridere è che in quell’ambiente abituato all’eccesso, ai fiumi di bevande zuccherate, all’alcol, alla libertà di farsi una canna, alla prostituzione legalizzata cosa rimane da vendere di nascosto?

Diversi anni fa a New York in Washington square mi si era avvicinato uno che guardandosi nervosamente attorno mi aveva chiesto: smoke? Do you want smoke? Indicandomi il suo borsello….

Oggi a Las Vegas si ripropone una scena simile. Un ragazzo con i capelli lunghi, ma ben vestito e un borsello in pelle a forma di bauletto a tracolla, mi si avvicina, si guarda intorno con fare circospetto e quasi mi sussurra all’orecchio ….”ICE COLD WATER”…. la trasgressione più grande è diventata una bottiglietta d’acqua fresca!!!!! Ed effettivamente in quel contesto trovare dell’acqua fra bicchierini giganti di bevande colorate offerte in ogni dove, non era affatto facile.

La cosa che mi ha colpito di più, in senso negativo dal mio punto di vista, ma magari altri potrebbero anche apprezzare perché comunque tecnicamente è una cosa straordinaria, è stato lo shopping center all’interno del Cesar Palace. Qui sono arrivati a riprodurre il cielo. Grazie ad un sistema complesso di proiettori, uno pur essendo all’interno vede un cielo, finto, che cambi a seconda de momento della giornata. Dentro gli hotel ovviamente l’aria condizionata è sparata a livelli assurdi e il caldo afoso dell’esterno non penetra anzi soprattutto ai ristoranti è meglio andarci con giacchetta a maniche lunghe.

Il ritorno lo abbiamo fatto passando dal un hotel all’altro internamente.

Distrutti siamo rientrati nel nostro hotel, ci siamo giocati qualche dollaro alle macchinette infernali che veramente tolgono la concezione del tempo e dello spazio a chi sta loro davanti, avvolgendolo in un turbinio di luci e suoni che impediscono anche di guardarsi attorno.

Rientro in albergo con tempismo perfetto visto che dopo qualche minuto si è scatenato uno dei più violenti temporali che io abbia mai visto. Il vento soffiava contro le finestre della camera al sedicesimo piano e sembrava volerle rompere. La televisione il giorno dopo ci ha informato che ci sono datati diversi incidenti gravi durante la notte e che il parcheggio dell’università era completamente allagato. C’era una foto su un giornale on Line di buontemponi universitari che si erano portati il materassino e con quello passavano da una macchina all’altra del parcheggio. Perché ovviamente il giorno dopo il nubifragio era già un ricordo il caldo sole aveva ripreso il suo posto in mezzo a cielo.

SAN FRANCISCO – SEQUOIA PARK – OLANCHA

Il giorno dopo siamo andati a Cupertino a vedere la vecchi sede di Apple (one infinite loop) e anche la nuova. Mentre la vecchia è aperta al pubblico, la nuova l’abbiamo potuta solo vedere da lontano. Abbiamo visto anche la sede di Tesla, qualche giorno prima correndo per Palo Alto avevo visto anche la sede di Groupon.

Poi siamo partiti direzione Parco di Sequoia.

Siamo arrivati a Sequoia passando dall’entrata Nord, meno frequentata. Non abbiamo trovato fila e abbiamo fatto il pass annuale per tutti i parchi (costa 80 dollari e permette di entrare ed uscire a piacimento da tutti i parchi, è nominativo e quando si entra bisogna mostrare un documento, il costo dei parchi è di 20 Dollari al giorno per macchina, quindi 80 dollari convengono alla grande per chi come noi vuole fare una vacanza concentrata sui parchi). Il parco di sequoia è bellissimo. È alta montagna, e il paesaggio è affascinante, soprattutto dopo aver visto il deserto per centinaia e centinaia di Km lungo al costa.

Siamo andati verso il Generale Grant visitor center, abbiamo pranzato in un ristorante caratteristico e per la prima volta ci siamo trova a fronteggiare il problema del servizio (la mancia) abbiamo lasciato il 12% circa. La cameriere non ci guardano, ti chiedono se devi avere del resto (change) e in ogni caso ringraziano.

A poca distanza c’è il parco del Generale Grant. È la seconda sequoia più grande del parco. Si parcheggia la macchina e si fa una camminata di 15 minuti circa per raggiungerla. Ci sono altre sequoie più piccole e alcune cadute dentro cui si può entrare (il tronco scavato forma delle gallerie all’interno delle quali si può comodamente passeggiare).

È stato davvero piacevole anche perché questa zona del parco è molto meno frequentata rispetto a quella dov’è c’è il Generale Sherman, la sequoia più grande al mondo che si trova vicino all’entrata sud.

Per visitare il Generale Sherman occorre lasciare la macchina in un parcheggio e prendere la navetta. Lo abbiamo fatto. Questa zona del parco è più affollata, quindi mi è piaciuta di più la zona del Gen Grant. Ovviamente entrambe sono molto belle.

Poi lunga strada verso Olancha alle porte della DeathValley. Abbiamo impiegato circa 4 ore e mezza dal parcheggio del generale Sherman al RV parck di Olancia, una strada che fino a quando c’è stata luce ci è sembrata davvero affascinante, una strada verso il nulla del deserto, con montagne ai lati sempre più spoglie, che poi via via cambiavano forma e colore, ad un certo punto siamo passati affianco a colline davvero strane, in cima invece che finire a punta, terminavano con una sorta di cratere con bordi grinzosi, era come se un immenso dito dal cielo avesse spinto le cime delle colline verso il basso facendole rientrare in terra. Bruno ha fatto una battuta un po’ volgare che però ci ha fatto ridere molto perché effettivamente quei crateri grinzosi ricordavano molto….

Siamo passati attraverso montagne spaccate per far spazio alle strade e man mano che ci avvicinavamo alla zona desertica abbiamo potuto notare come la strada diventasse sempre più un lungo rettilineo. Purtroppo, proprio quando è diventato buio (le strade americane sono tutte senza illuminazione) si è alzato un forte vento laterale. Guidare un suv così ampio con quel vento non è stato molto piacevole.

Ad un certo punto ho anche iniziato a pensare che avevo mal programmato il viaggio. Quella sera avremmo dovuto dormire in una tenda in mezzo al deserto e mi dispiaceva arrivare tardi. 

È stato faticoso, con la tensione per il vento ed il desiderio di arrivare, ma alla fine è andato tutto bene e onestamente per fortuna che siamo arrivati tardi, verso le 10. Già lungo la costa ci siamo accorti che gli orari dell’America sono molto diversi da quelli Italiani. Le 9 di sera sono quasi l’orario per i ristoranti. All’interno le cose sono simili. Per fortuna che non avevamo fame perché il ristorante alle 10 era chiuso. Ci hanno dato solo una birra dal negozio. 

In ogni modo il mio rammarico per non aver calcolato di sfruttare meglio la struttura di Olancha è immediatamente svanito. Il posto è veramente in mezzo al nulla più totale. Quindi è stata una bella esperienza ma proprio solo per dormirci. Quindi bene che ci siamo attardati a Sequoia per fare il parco nel migliore dei modi. 

La tenda indiana aveva un diametro di 18 piedi, un pavimento di legno rialzato perfettamente pulito e nonostante fosse aperta in alto, non c’era l’ombra di un insetto. I letti erano due queen bed molto comodi, con biancheria pulitissima. Unico neo la lampada non funzionava. Però c’era energia elettrica per alimentare i cellulari e quindi ci siamo fatti luce con quelli. Il bagno uno unico per tutta la struttura e quindi quell’ora un po’ sporco.

Ma abbiamo preso quella sera per quello che era e cioè una avventura in mezzo al deserto. Il cielo era veramente fantastico, grazie all’assenza di inquinamento luminoso si potevano vedere le stelle più piccole e la via lattea nel suo splendore 

Abbiamo dormito con le coperte perché comunque la notte fa freddo. Poi alle 5 ci siamo svegliati per vedere l’alba e dopo aver fatto colazione e il pieno in un distributore vicino siamo partiti verso la Death Valley.

Una strada davvero fantastica, fatta a quell’ora di mattina poi con i colori tenui dell’alba.

Una cosa che ci rimarrà dentro a lungo. Finalmente mi sembrava di essere entrato nella dimensione “on the Road” del viaggio.

Costa della California verso San Francisco

Il giorno dopo siamo partiti per San Francisco.

Abbiamo fatto tutta la costa, ci siamo fermati a Malibu e poi una spiaggia più a nord che era indicata come paradiso dei surfisti.

Leo Carrillo State Park. Abbiamo fatto il bagno e preso un po’ di sole.

Il mare è davvero molto violento, con onde alte e dalla forza tremenda. Paradiso per surfisti non per me. Le onde mi hanno fatto rotolare come una palla.

Abbiamo proseguito lungo la costa fino a Palo Alto.

Un viaggio lungo che però ci ha permesso di vedere tanti panorami diversi.

La California è veramente una terra ricchissima dal punto di vista agricolo.

Dal sud desertico abbiamo attraversato zone coltivate a mais, infinite distese di viti, piantagioni di limoni, piantagioni di arance, pinta delle arachidi, mandorli, ciliegi. Il latte di mandorla è più diffuso qui che in Sicilia.

Tutto è immenso e specializzato.

Abbiamo incontrato i primi treni, soprattutto lunghissimi treni merci che poi avremmo visto lungo tutto il percorso, treni persone pochissimi, ma treni merci davvero tanti lunghi quasi 1 km con motrici all’inizio e alla fine e qualche volta anche al centro.

Un paesaggio in gran parte deserto con aree diventate fertili grazie all’irrigazione e al lavoro dell’uomo, ricordava per tanti aspetti Israele.

Macchinari immensi per la lavorazione dei campi. Camion speciali per il trasporto solo dell’aglio, di cittadine che si vantano di essere il la città dell’aglio ecc ecc

Andando a Nord la vegetazione è aumentata e anche le colline si sono riempite di alberi di cui prima erano completamente spoglie.

Abbiamo provato Taco Bell.. una catena di Taco… molto buoni anche qui con Refill.

Palo Alto, Mountain View, Cupertino, la Silicon Valley nata attorno alla università dì Stanford, la sede della Tesla, di Apple, della Hp, di Groupon, di Sap, di Microsoft, di Facebook… il centro del mondo della tecnologia. Altissima concentrazione di auto Tesla ed in generale di auto elettriche, cittadina tranquilla e ordinata! Il contrario rispetto a Los Angeles. La abbiamo usata come base per vistare San Francisco.

Abbiamo dormito al Creekside Inn,

Arrivati abbiamo fatto un tuffo in piscina e poi siamo andati a cercare un centro commerciale aperto H24.

Abbiamo trovato una cosa immensa… davvero impressionante la varietà di quello che si trova.

Kit completi per fare ricette, compri la scatola e dentro trovi tutto quello che ti serve (verdure, carne, ecc ecc compreso ovviamente la ricetta), qualunque tipo di cibo già pronto da mettere solo in microonde. Abbiamo preso verdure e frutta per una cena in albergo e per la colazione del giorno dopo.

San Francisco

Ero titubante addirittura in fase di progettazione del viaggio avevo pensato di non volevo andare, mi sbagliavo.

È vero che c’è spesso nebbia, più che nebbia ci sono nuvole basse che coprono il ponte, ma noi siamo stati fortunati, abbiamo potuto vedere il ponte e tutta la baia nel suo splendore.

La baia si chiama Golden Gate e di conseguenza il ponte ha preso quel nome. È una icona ma è anche una costruzione affasciante. Passarci sopra per andare a Sausalito è stato emozionante. Ci siamo fermati sulla sponda di Sausalito e siamo andati a passeggiare sul ponte fino quasi a metà.

Nella parte iniziale, quella che sovrasta la costa, hanno messo una rete anti suicidi, poi quando si arriva sull’acqua la rete non c’è più. Hanno valutato che uno che si vuole suicidare non si butta sull’acqua… anche se la botta da quell’altezza deve essere molto forte. Nella parte iniziale c’era un vento terribile, arrivati a metà del ponte il vento è cessato, guardando verso la città si gode uno spettacolo davvero straordinario. Abbiamo ripreso la macchina e dopo una breve sosta a Sausalito siamo andati in centro.

Che spettacolo le strade di San Francisco salite e discese continue, alcune con pendenze vertiginose, fra queste una parte della Lombard street, che a causa di una pendenza di circa il 26% era davvero impraticabile e quindi hanno pensato di fare in zig zag che è diventato una delle attrazioni e dei luoghi simbolo della città. Lo abbiamo percorso un paio di volte in macchina poi abbiamo parcheggiato e ci siamo diretti a piedi verso il Fisherman’s wharf…

Una discesa vertiginosa che contavamo di fare al ritorno con i tram a cavo che sono un’altra delle icone della città. Un cavo scorre sempre sotto l’asfalto e questo tram ci si agganciano al volo, anche la salita avviene al volo.

Non sono economici costano 7 dollari a tratta ma sono davvero belli.

Siamo stati al Pier 39 dove di solito sostano leoni marini e foche in gran quantità, d’estate ce ne sono solo 3 o 4 … quelli che non hanno voglia di fare la migrazione… comunque è stato bello vederli.

Abbiamo mangiato il Granchio gigante bollito. Era uno degli obiettivi del viaggio, e non ha deluso. Siamo andati in una delle baracchine storiche del porto e ce lo siamo fatti preparare naturale.

È ottimo, e sgranocchiarlo è stato divertente e unico.

Una esperienza da fare.

Noi lo abbiamo preso senza condimenti (regular) altrimenti ci si poteva mettere una salsa all’aglio o una aglio e peperoncino che però sono convinto avrebbero ammazzato il sapore. Il granchio con una birra e una coca lo abbiamo pagato 50 dollari.

Poi ancora in giro, su e giù per le strade di San Francisco. Visto che era domenica siamo andati alla chiesa degli italiani.

La chiesa di San Francesco è carica di fascino, il fascino di un luogo dove hanno trovato aiuto e conforto tante persone che arrivate in quella città erano allo sbando. Stava per iniziare un matrimonio, abbiamo pregato e ringraziato per le cose belle della nostra vita è abbiamo chiesto protezione per il resto del nostro viaggio. Nella bellezza del mondo si coglie l’immensità e la presenza del creatore. 

Siamo andati a vedere Down Town, abbiamo fatto un po’ di giri fra i grattacieli.

Siamo andati a vedere il ponte dal lato San Francisco, è stato bello era pieno di famiglie americane che festeggiavano a gruppi. Ogni gruppo aveva un proprio Barbecue e tutto grigliavano alla grande, uno spaccato di vita americana. La vista del ponte e della città da quel punto (più o meno il Forte ai piedi del ponte) è molto suggestiva.

Poi abbiamo salutato San Francisco e siamo tornati verso Palo Alto fermandoci in un centro commerciale. La sera siamo andati in giro per Palo Alto, qui abbiamo trovato un centro commerciale di grandissimo livello con un mega negozio Tesla, uno Apple e uno Microsoft.

Los Angeles – Santa Monica – Venice

Volo Bologna Londra – poi Londra – Los Angeles.

All’aeroporto di Londra i controlli sono stati molto intensi.
Ci hanno più volte verificato il contenuto dei bagagli a mano e ci hanno fatto interviste sui motivi del nostro viaggio (quanto costa il parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina, dove siamo diretti ecc. ecc).
L’aeroporto di Heathrow è davvero grande e pieno di negozi e ristoranti.

Il volo American Airlines.
Saliti a Bordo abbiamo avuto una piacevole sorpresa, i servizi a disposizione dei passeggeri sono notevoli, ampia scelta di film anche in Italiano, tv in diretta, giochi, musica.

Il viaggio è stato lungo.
Sul Canada abbiamo incontrato una quarantina di minuti di turbolenza che un po’ ci ha fatto sudare.

Arrivati a Los Angeles abbiamo cercato la navetta per il nostro Car Rental che era Dollar (prenotato tramite Auto Europe). La navetta ci ha portato alla sede della Dollar distante una decina di miglia dall’aeroporto.
Auto Europe aveva inviato una mail prima della partenza che un po’ ci aveva messo in agitazione ma tutto è andato bene. La mail diceva: “comunicate esattamente il vostro orario di arrivo presso l’agenzia perché potrebbero dare via la macchina”, noi avevamo comunicato l’orario di arrivo dell’aereo e ci siamo fatti qualche problema, ma poi abbiamo pensato che era assurdo preoccuparsi e avevamo ragiona.
Come indicato da Auto Europe nel contratto, tutte le assicurazioni erano comprese e quindi non ci sono state sorprese.
Attenzione le auto non hanno il navigatore occorre noleggiare a parte il Gps, un navigatore portatile! Fondamentale farlo!!!!
Il cellulare anche se avete un contratto USA non sempre prende soprattutto nei parchi e quindi si rischia di non sapere dove andare.
In ogni caso, oltre al Gps è utile avere anche una cartina stradale per le situazioni di emergenza.
Completate le procedure ci hanno dato il contratto e ci hanno mandato nel parcheggio dicendo, scegliete l’auto che più vi piace fra quelle della vostra categoria e mettete in moto, le chiavi sono dentro. Non mi era mai capitato.
Nel piazzale c’erano diversi modelli della categoria da noi scelta SUV REGULAR SIZE (dove regular size per gli americani è il più ingombrante e potente venduto in Europa)… quello del noleggio ha fatto una battuta .. finalmente una auto normale, oggi ho dato via solo scatolette… e poi ha alzato un contenitore per caffè che teneva sulla scrivania e da cui ogni tanto sorseggiava del caffè e ha detto, scusa ma per noi in America questo è un espresso… era un contenitore da 750 ml..
L’impiegato, di origini Italine, si chiama Rico, e ha detto che aveva preparato per la sera “ossobuco” e fuochi pirotecnici.
Ci aspettavamo i fuochi pirotecnici, siamo arrivati il 4 di luglio, ma non l’ossobuco….
La macchina su cui è caduta la nostra scelta è un Nissan Pathfinder blu. Potenzialmente da 7 posti.  Un macchinone.
L’ultima raccomandazione di Rico è stata per la benzina… qua si chiama gasoline o semplicemente gas, mi ha detto, mi raccomando non ci mettere il Diesel, ma la benzina Regular a 87 ottani, mi ha salutato con una battuta “credo che rispetto alla benzina Italiana sia così poco potente che voi in Italia preferireste piuttosto usare il vino come carburante.”
Caricati i bagagli siamo partiti.
Prima destinazione Hotel vicino all’Aeroporto. Hampton Hinn Hotel!
Abbiamo pagato 140 Euro a notte che non è poco, ma soldi davvero ben spesi, al ritorno abbiamo avuto modo di vedere il livello degli altri hotel della zona e l’Hampton Hinn Hawthorne è davvero di un altro livello.

Con poi un parcheggio privato attaccato, perfetto.
Camera con due letti queen size.. perfetta per 3 persone..

 

 

 

 

 

 

 

Lasciati i bagagli e rinfrescati un attimo siamo partiti per Santa Monica … per vedere i festeggiamenti del 4 luglio.
La sfilata era già finita… c’era un quantitativo di gente mostruoso lungo in Molo dove finisce la Rout 66. Abbiamo fatto un bagno veloce nel Pacifico… era la prima volta per me e Bruno.

Abbiamo passeggiato avanti e indietro in attesa delle 9pm ora prevista per i fuochi d’artificio.

In quelle poche ore abbiamo scoperto alcune cose dell’America:
1 –  è davvero un crogiolo di razze
2 – la lingua inglese non è ovunque la più parlata
3 – i prezzi sia dei ristoranti che delle cose in genere sono piuttosto alti
4 – dalle 9 pm in poi gran parte dei ristoranti inizia a chiudere, rimangono aperti i fast food che di solito fanno H24 e poco altro.
5 – la tecnologia è usata ovunque ad un livello che ancora noi non immaginiamo neanche. Un baracchino per le patatine, che vendeva solo patatine fritte in 3 formati e con la variante con e senza salse, aveva una cassa computerizzata e ben due terminali … uno di fronte alla friggitrice e uno lato consegna alle persone.

I fuochi visti da Santa Monica sono stati una delusione. Perchè in realtà li facevano a VENICE e quindi li abbiamo visti davvero da lontano.
Stravolti dalla fatica del viaggio siamo tornati all’albergo.
Prendere confidenza con la guida non è stato semplicissimo, gli incroci sono in gran parte regolati da semaforo, le rotonde non esistono, con il rosso chi volta a destra può comunque passare, il semaforo si trova dalla parte opposta dell’incrocio e non dal lato di chi guida come da noi, perciò occorre attenzione. Mai impegnare l’area dell’incrocio neppure parzialmente e anche se c’è fila continua. Mi è capitato di farlo, ero in fila e avevo le gomme dietro sul passaggio pedonale perché non potevo andare avanti, una signora sulla sedia a rotelle che passava tranquillamente ha però bel pensato di dare un pugno sulla macchina in segno di protesta.

 

Il risveglio all’Hampton è stato piacevole.
Colazione abbondante, la classica americana con l’aggiunta di macchine per fare Waffle.
Distributore di pastella da versare sullo stampo caldo e aspettare il tempo segnato da un countdown. Fantastico.

Siamo andati a Beverly Hills, passeggiata per Rodeo Drive, e Wilsheir Avenue, pranzo da Chipotle sulla Rodeo drive: ottimo burrito! Abbiamo scoperto la logica del refill infinito delle bevande.
Ti danno un bicchiere e tu puoi riempirlo tutte le volte che vuoi di tutte le bevande gassate possibili o di acqua o di the freddo.

 

Dopo Beverly Hills, Hollywood.
Passeggiata davanti al ChineseTheater. Walk of fame.
Acquisti nei negozi di souvenir, visita al museo You Believe or not … delle cose più strane… ci siamo andati solo io e Bruno, l’ingresso costa 23 dollari, divertente ma evitabile.. Abbiamo passeggiato per la Hollywood boulevard, foto alla Collina con la scritta Hollywood poi ce ne siamo andati.

In zona c’è un parco famoso perché oggetto di diversi film. Il Tar Pit, uno stupendo parco con al centro una grande pozza di catrame che emerge dal fondale e si mischia all’acqua. In questa pozza sono stati ritrovati reperti di diverse specie animali delle ere passate. Evidentemente gli animali si avvicinavano e poi rimanevano impigliati nella melma. C’è un bellissimo museo. Anche qua e là in mezzo al parco ci sono bolle di catrame che emergono dall’erba. Il parco è bello e tranquillo frequentato solo da locali e non da turisti perché fuori dai giri soliti!  È stato proprio una bella scoperta.
Los Angeles è una immensa città, che si estende enormemente in senso orizzontale, che ha al suo interno tante città.

Hollywood, Beverly Hills, Down town con i suoi grattacieli, Chinatown con le insegne in cinese, Korea town con le insegne in coreano, la zona dei pozzi petroliferi che richiamano il Texas (con quelle strane pompe da petrolio in funzione ovunque). Zone dove si percepisce grande ricchezza e dove regna un grande ordine e zone con miseria, caos e povertà estrema.
Siamo andati a Downtown a passeggiare in mezzo si grattacieli che Bruno non aveva mai visto. Non è proprio come essere a Manhattan ma l’impatto è forte.
La sera siamo andati a Venice Beach.
Abbiamo fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia poi abbiamo noleggiato tramite un app che si chiama Citrus, un monopattino elettrico c’è è diffusissimo in tutta la zona della costa ma anche in città. Funziona con la logica del Bike sharing. La app mostra sulla piantina i mezzi disponibili vicini e si noleggiamo al volo.. È stato molto divertente.

 

C’erano di sicuro tante cose da fare a Los Angeles ma visto che non ci interessano i parchi come Disneyland o gli Universal studio e che l’obiettivo della nostra vacanza erano principalmente i parchi direi che abbiamo fatto tutto quello che era “necessario”.