Arches Park – Monument Valley – Antelope Canyon – Horseshoe Bend – Cameron

Lunga tappa di trasferimento. Ne vale sempre la pena perché il viaggio on the road è fantastico. Panorami diversi, che cambiano improvvisamente. Per impegnare in modo proficuo il tempo durante il viaggio abbiamo letto a voce alta, a turno, un libro e lo abbiamo finito.

A pomeriggio inoltrato siamo arrivati ad Arches, il tempo non era dei migliori con nuvole che si ammassavano all’orizzonte. Abbiamo fatto un paio di brevi escursioni andando a vedere le cose più importanti e uscendo siamo stati salutati da uno stupendo arcobaleno che si stagliava sopra gli archi di pietra.

Proseguendo verso la Monument Valley, abbiamo fatto tutto il viaggio con all’orizzonte una tremenda tempesta di lampi. Bruno si è impegnato per riuscire a fotografarli e c’è riuscito diverse volte.

La strada in mezzo a montagne spaccate e improvvise curve ad angolo retto segnalate da frecce gialle che comparivano in mezzo alla strada all’improvviso e sembravano sbarrarla indicando verso il vuoto (sembrava di essere in un cartone di Willy il coyote) è stata una esperienza davvero “interessante”. Siamo arrivati all’hotel gestito da Navajo, gentili e disponibili.

Hotel trading post…  anticamente strutture adibite al commercio di prodotti con le popolazioni native.

La mattina ci siamo alzati presto, abbiamo bevuto il caffè gentilmente offerto dall’hotel e siamo partiti.

Eravamo veramente vicini alla Monument Valley per cui dopo poche curve abbiamo inizia a vedere il tipico panorama fatto di grandi Butt e Mesa. Strada diritta e lunga che porta verso uno dei luoghi più iconici del mondo! Ci siamo ammazzati di fotografie. È stato veramente bello avvicinarsi ascoltando musica country anni 80 e 90.

Arrivati, all’ingresso del parco abbiamo pagato il biglietto (qui la tessera non vale perché il parco è in territorio Indiano), abbiamo visitato la valle con la nostra macchina (il Pathfinder non ha certo paura di un po’ di sterrato). Una strada sterrata percorre tutto il parco.

Lo abbiamo percorso in lungo e in largo andando a cercare Artist’s Point che la guida diceva essere il punto migliore al mattino. Bruno si è sporto dalla macchina sedendosi sul finestrino aperto. Se l’è goduta, lui così sempre attento e ligio al rispetto delle cinture allacciate, s’è lasciato andare: paesaggio meraviglioso, aria fra i capelli… uno spettacolo. Ho guidato molto piano per evitare problemi.

Il luogo è veramente bello. Abbiamo fatto un paio di passeggiate a piedi e poi siamo ripartiti alla volta di Antelope Canyon.

Leggendo la guida abbiamo appreso che il Canyon è diviso in due parti Upper and Lower Canyon. L’upper è la prima parte ad essere stata aperta al pubblico, per anni è stata la più frequenta e la più consigliata dalle agenzie, così quando il Lower è stato aperto all’inizio, anche se il tratto visitabile è più lungo, era molto meno frequentato ed anche molto più economico. Ovviamente le voci corrono e nel giro di breve anche il Lower è stato assalito dalle folle dei turisti.  Abbiamo comunque puntato sul Lower e abbiamo scoperto che ci sono due strutture Ken’s tour e Lower antelope tour. 

Ken’s tour è più organizzato, ma lavora quasi solo ed esclusivamente su prenotazione on line e quindi ci hanno detto subito che non c’era possibilità di fare la visita in giornata. La Lower antelope lavora molto più con prenotazioni fatte anche in giornata, quindi ci ha trovato posto. 3 biglietti per il turno delle ore 3,15 del pomeriggio per la bella cifra di 150 dollari circa (50 a testa).

Sono stato comunque soddisfatto, mi sarebbe dispiaciuto non vedere l’Antelope. Il problema adesso era capire che ora fosse! Antelope si trova in Arizona, l’Arizona ha il fuso orario mountain un ora in più rispetto al pacific della California ma uguale a quella dello Utah da cui venivano noi, solo che l’Arizona non applica l’ora legale e quindi durante il periodo estivo ha un ora in meno rispettoallo Utah, ma dentro le riserve alcuni capi indiani adottano l’ora legale… quindi che cosa significa avere l’appuntamento per le tre? Io credevo fosse l’una ma poi ho guardato sulla ricevuta dell’acquisto e ho scoperto che invece erano le 12. Avevo guadagnato un’ora di vita. Sincronizzati gli orologi con l’orario indicato sulla ricevuta siamo andati a pranzo e poi siamo tornati con calma.

Eravamo un po’ delusi perché il tempo si stava mettendo al brutto e di sicuro il momento migliore per visitare il canyon è con il massimo del sole, visto che è proprio la luce potente del sole a dare vita a tutti quegli effetti di colore che affascinano i visitatori. Pero anziché arrabbiarci abbiamo cercato di prendere le cose come venivano. Eravamo contenti di essere lì eravamo contento di aver trovato posto, volevamo goderci il momento per quello che era… e sono stati ripagati. Di sicuro il momento migliore per veder il canyon è dalle 11 all’una del pomeriggio, ma a noi è piaciuto tantissimo comunque. La nostra guida, una ragazza indiana di corporatura minuta che studia chimica a San Francisco e durante l’estate torna a casa per guadagnare un po’ di soldi, ci ha insegnato ad usare le funzioni più nascoste delle macchine fotografiche dei telefoni e ci ha mostrato alcuni punti per scattare foto particolari. C’è poco da dire le foto le avrete viste tutti, il canyon merita una visita!

Usciti davvero contenti e soddisfati abbiamo dato anche una mancia alla nostra guida (c’era un cartello che diceva Gratuity ben accetta) poi siamo ripassati davanti alla biglietteria e ho notato un cartello che la mattina non avevo visto, “ per rispetto delle norme sanitarie e delle tradizioni indiane è fatto divieto di spargere la cenere dei propri cari nel canyon” se hanno dovuto scrivere un cartello significa che il fenomeno era davvero diffuso… mah! 

Lasciato Antelope siamo andati verso L’Horseshoe Bend. Un’ansa del fiume Colorado a forma di ferro di cavallo. Davvero impressionante.

E’ davvero vicino ad Antelope, lungo la statale che da PAGE va giù verso il Gran Canyon. Parcheggiata l’auto in un parcheggio molto segnalato, bisogna fare un sentiero lungo circa 1 km e si arriva su questa immensa terrazza sul fiume Colorado. Le pareti sono molto ravvicinate e a strapiombo sul fiume, quindi si ha immediatamente la percezione del dislivello fra il punto in cui si è e il fiume.

C’è una parte centrale con ringhiere in ferro ma è molto breve, tutto il resto del bordo del canyon è completamente libero.

Le persone si avvicinano al baratro per scattare foto, con una tranquillità e una sicurezza che ho trovato davvero inquietanti. Onestamente non c’è bisogno di rischiare tanto, le foto vengono bene anche a un metro e mezzo dal bordo non ci devi per forza andare a 5 cm. Io avevo la sensazione stranissima che sporgendomi per fare foto avrei finito per far cadere il telefono. Insomma non ero tranquillo e si deve essere visto perché Cristina e Bruno hanno iniziato a prendermi in giro. In ogni caso dopo un po’ la sensazione è sparita. Abbiamo incontrato qui il primo gruppo di Italiani. Effettivamente è stata una vacanza molto ITALIAN FREE ….

Sul Colorado, giù in fondo c’erano Canoe che sembravano davvero piccoli pezzi di lego tanto eravamo distanti.

Siamo ripartiti soddisfatti della giornata davvero piena di emozioni, direzione GRAN CANYON. L’albergo lo abbiamo trovato usando GOOGLE MAPS e poi un sistema di prenotazione diretta e non Booking come al solito. Stranamente infatti Booking non indicava nessun Hotel a CAMERON.

Il trading post di Cameron è stato davvero una bella sorpresa. Una struttura molto grande, che sorge sul corso del Little Colorado. Comprende hotel, ristorante, e un mega negozio con ogni ben di Dio. Credevo che fosse una scelta originale, ma in realtà anche qui abbiamo trovato diversi gruppi di Italiani e quindi probabilmente è segnalato in diverse guide, che non non abbiamo visto.

Aveva un giardino interno molto rigoglioso, con canalizzazioni di acqua corrente e con postazioni per Barbecue, davvero interessante per un posto che sorge in mezzo ad un deserto.

Effettivamente tutta la strada da Page a Cameron attraversa un desolante deserto, anche qui ogni tanto una capanna o una roulotte isolata, oppure un piccolo raggruppamento misto a costituire un villaggetto. Ho pensato che questo grande paese offre delle opportunità immense, ma se non hai la fortuna o le capacità per coglierle davvero ti trita e ti distrugge. Pensare ad una vita passata in una di quelle baracche mi sono sentito male. Anche fare dei figli in quel contesto, che tipo di opportunità gli potrai mai offrire? Ma una cosa bisogna dirla anche in corrispondenza del più piccolo buco abitato c’era un segnale di fermata dello School bus e quindi forse in qualche modo tutti hanno qualche possibilità!

La cena a base di pesce per Bruno e di Tortiglia Navajo per noi con la sorpresa che in territorio Navajo non si servono alcolici nemmeno a tavola. Gli americani in effetti si facevano portare tutti dei semplici bicchieri di acqua con ghiaccio. Noi ci siamo concessi una birra analcolica (non avrei mai pensato di cadere tanto in basso) che comunque non era neanche male.

 

 

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